Radicalia

Radicalia

Piero Martinello è un giovane fotografo italiano che si dedica ai ritratti. Le sue foto sono comparse
Tra le sue opere ricordiamo

  • il calendario 2012 di Samarcanda12 preludi per una fuga“, in cui si realizzava il corto circuito tra poveri accolti a casa Bakhita e abiti firmati.
  • i grandi ritratti in bianco e nero esposti alla Fabbrica Saccardo.
  • La partecipazione al Phest (la Repubblica del 16 settembre vi ha dedicato 2 pagine piene)
  • E’ stato ospite d’onore al prestigioso Les rencontres d’Art di Arles.
  • Le sue foto sono comparse in  riviste come “The Financial Times”, “The Guardian”, “Forbes Magazine”, “Harper’s Bazaar”, “Le Monde”, “GQ”, “D Repubblica”, “Internazionale”,  “Esquire”.

 
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Ora Piero Martinello ha pubblicato un libro.
 

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Ogni capitolo presenta una diversa forma di ritratto fotografico e quindi il libro, nel suo insieme, può anche esser letto come uno studio sulle varie sfumature e possibilità offerte dal ritratto stesso.
Difficile chiamarlo solo “un libro fotografico” perché è qualcosa di più, è una sua personale ricerca nel mondo ai limiti del normale, per sua stessa scelta il libro si occupa di chi ha fatto scelte radicali.
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Il matto di paese

per esempio. Quel bizzarro individuo che era un’istituzione in ogni comunità, assieme al parroco, il farmacista e il medico condotto. Piero è andato in cerca proprio di loro perché

rivendicano la loro identità come qualcosa di difforme dai concetti di efficienza, produttività, costo, guadagno che definiscono la gente normale e governano il mondo che li circonda

Il libro è diviso in capitoli e il primo si occupa proprio di Deviazione, ritratti di persone incontrate per strada dove passano la maggior parte del loro tempo.
Pur essendo un lavoro di strada, Piero non fa “street photography” rimane legato alla sua scelta di dedicarsi al ritratto. “Il fatto che i ritratti si allontanino dalla caricatura e dal grottesco per me è molto importante, cerco sempre di evitare la compiacenza e il pietismo e se si legge una certa ironia mi fa piacere.”
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Devozione

Mi interessavano santi che avessero avuto vite radicali, ne ho inseriti alcuni famosi e altri meno conosciuti. I santi sono tantissimi, uno dei testi più completi della Chiesa Cattolica, il Martyrologium Romanum, ne conta almeno diecimila e nel libro dell’Apocalisse sono anche di più. Ho inserito alcune litanie dei santi, tratte dal libro La vertigine della lista di Umberto Eco, proprio per dare idea della quantità esorbitante e per suggerire quel tipo di musicalità che deriva dalla ripetizione di un mantra e lo stato di trance che si può raggiungere.
In questo caso, per i ritratti dei devoti, ho lavorato con un flash anulare molto più frontale e ho chiesto loro di cercare di ritornare mentalmente al momento più intimo di comunione col santo venerato.
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Eversione

“In questo terzo capitolo, in particolare, lavoro sulle foto segnaletiche degli affiliati di alcuni dei principali clan di Camorra e ‘Ndrangheta di circa dieci anni fa, come Casalesi, Scissionisti, Di Lauro … i grandi clan della faida di Scampia.
La maggior parte delle foto si trovavano sul sito del Ministro dell’Interno. Si tratta di quei ritratti che vengono diffusi quando si fanno ricerche per prendere i latitanti e che vengono pubblicati sulle pagine dei giornali nel momento in cui si verificano gli arresti.
Le foto, accompagnate da disegni di diversi illustratori (Enrica Casentini, Lorenzo Fanton, Alberto Gobber, Ramon Pez, Alberto Sola, Patrick Waterhouse, Luca Zamoc), sono presentate secondo la forma del trionfo fotografico, una sorta di foto-collage utilizzata nella seconda metà del Diciannovesimo secolo nel Sud d’Italia per illustrare le organizzazioni di gang criminali e per identificare i briganti che venivano catturati o uccisi.”

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Contemplazione

Fotografare suore che hanno scelto la clausura non è facile, ci sono regole e convinzioni personali da rispettare. Le suore “vivono esclusivamente nello spazio del monastero, all’interno di una comunità che cambia nel corso del tempo ma che sostanzialmente è e rimane una comunità chiusa. All’inizio mi presentavo da solo, ero un uomo che s’introduceva in un ambiente esclusivamente femminile e che parlava di immagini con persone che hanno fatto della “non esposizione” la propria scelta di vita…praticamente ero l’anticristo“.

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Da un monastero all’altro, arriva infine il colloquio con madre Ignazia Angelini del monastero benedettino di Viboldone, vicino a Milano e con questa la possibilità di fotografare. A questo punto, quando finalmente viene il momento in cui il suo progetto sembra realizzabile, avviene un ripensamento “se avessi scattato dei ritratti avrei corso il rischio di cadere nel cliché, di restituire un’immagine molto romantica della donna velata dietro la grata quando in realtà le situazioni che trovavo erano differenti e quindi ho deciso di optare per un’immagine diametralmente opposta, l’immagine più fredda e oggettiva che ci sia, la fototessera.”
Non si pensi che le foto tessere siano inespressive, comunicano molto del soggetto. Se n’era accorto già Italo Calvino. Ne La giornata di uno scrutatore il protagonista esamina i documenti di identità prima del voto, ad un certo punto entrano nel seggio le suore di un vicino convento e porgono il documento d’identità, lo scrutatore (nome bivalente) apre il documento e osserva la foto:

posavano di fronte all’obbiettivo come se il volto non appartenesse più a loro: e a quel modo riuscivano perfette.
Non tutte, si capisce, (Amerigo ora leggeva nelle foto delle suore come un cartomante: riconosceva quelle ancora strette dall’ambizione terrena, quelle mosse dall’invidia, dalle passioni non spente, quelle che lottavano contro se stesse e la loro sorte): bisognava avessero passato come una soglia, dimenticandosi di sé e allora la fotografia registrava quest’immediatezza e pace interiore e beatitudine”.

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Evasione

L’ultimo capitolo è stato quello affrontato per primo.
Volevo allontanarmi da una rappresentazione stereotipata dei “ragazzi da rave”, decontestualizzarli, eliminare qualsiasi riferimento e ritrarli in primo piano, in un momento molto intimo di perdita di coscienza di sé. Desideravo richiamare alla mente il dualismo insito nel verbo to rave che significa sia “essere deliranti, parlare non coerentemente” che “andare in estasi”. Le foto poi sono state trattate con pittura ad olio per accentuare il senso di spaesamento e de-costruire ancora di più l’immagine, in accordo con il dissolversi delle personalità dei soggetti ritratti.

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Una presentazione

Venerdì 18 novembre alle ore 20,30 a Palazzo Fogazzaro a Schio Piero Martinello presenta e illustra il suo libro fotografico RADICALIA.
Con l’occasione sarà possibile acquistare il libro.
Radicalia è un fotolibro di Piero Martinello con l’art direction di Lorenzo Fanton, e i contributi artistici di Enrica Casentini, Alberto Gobber, Luca Zamoc, Patrick Waterhouse, Ramon Pez e Alberto Sola. Testi di Piero Casentini e Cosimo Bizzarri.
È un progetto nato con il supporto della Luz Fellowship assegnata dall’agenzia LUZ a Martinello nel novembre 2012.
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PIERO MARTINELLO
E’ fotografo scledense, diplomato in fotografia all’ISFAV. Formatosi presso Fabrica, il centro internazionale di ricerca per la comunicazione di Benetton, dove ha lavorato per Colors Magazine e realizzato campagne istituzionali per United Colors of Benetton e sociali per clienti come l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Dopo aver assistito a Londra Broomberg & Chanarin, ha iniziato a lavorare su un progetto a lungo termine, Radicalia, che è diventato un libro fotografico ed è stato esposto a Les Rencontres de la Photographie di Arles nel 2016.
Suoi lavori sono inoltre stati esposti presso il Museo di Arte Moderna di Mosca, la galleria Le Dictateur di Milano, la Basilica Palladiana di Vicenza e il Foto-Forum di Bolzano.
E’ attualmente rappresentato da Matter Represents.
I suoi ritratti sono apparsi in riviste come “The Financial Times”, “The Guardian”, “Forbes Magazine”, “Harper’s Bazaar”, “Le Monde”, “GQ”, “D Repubblica”, “Internazionale”,  “Esquire”.
Tra i suoi prossimi programmi provare ad accedere alla fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia per un residenza artistica di un anno, per poter lavorare ad uno nuovo progetto sul tema: medici nazisti e malattie eponimiche: una storia da riscrivere.