frequenze visive | mostra ISTANBUL

Frequenze Visive presenta la mostra fotografica “ISTANBUL”

Dal  01 ottobre 2011 al 09 ottobre 2011
Sala polivalente del Municipio di Vigonovo, via Veneto, n°2, (Ve)

Orari di apertura:
sabato-domenica: 16.30-22,30
lunedì-venerdì: 20,30-22,30
Ingresso libero


L’ inaugurazione si terrà il 01 ottobre 2011 alle ore 18,00

la presentazione sarà a cura di Rita Rossi (fotografa di Frequenze Visive) e di Elisabetta Ziliotto (giornalista e fotografa freelance). A seguire:
h. 19:00 danza del ventre a cura dell’associazione Belly Panzers
h. 19.30 buffet mediorientale a cura di Viola, food blogger di Zucchero e Viole


Eventi speciali previsti per il periodo di apertura al pubblico
03.10.2011 / h.21.00 – Proiezione del film “La Sposa turca” (Germania, 2004) di Fatih Akin
05.10.2011 / h.21.00 – Incontro con Ferdinando Fasolo del Gruppo Mignon, autore della mostra “Istanbul, poesia di una città” presentata al Fantadia di Asolo, giugno 2011.
07.10.2011 / h.21.00 – Film “Crossing the bridge. The sound of Istanbul” (Germania-Turchia, 2005) di Fatih Akin
Per tutta la durata, piccola mostra del libro con una selezione di opere dedicate alla città di Istanbul.


Introduzione del catalogo della mostra
Un sogno lungo un continente, lungo una lingua, lungo migliaia di secoli, lungo un ponte di anime. Un sogno uscito dalla memoria antica, una chimera che ha spesso cambiato nome, volutamente o imposto dal destino: Costantinopoli, Bisanzio, Istanbul! La favolosa, mitica Istanbul con il suo chiasso, la sua attività frenetica, il suo equivoco e inganno sempre in agguato, il suo aspetto di città marinara e portuale che ricorda a tratti la severità di Genova, a volte la ciarliera Venezia, a volta ancora la rissosa Napoli, ma che in fondo è solo, puramente turca. Una città dalle mille sfaccettature, complessa, ostile, aperta, internazionale e provinciale, piena di misteri che attraggono come calamite e angoli che allontanano, come se gli occhi non volessero o non potessero captare tutta quella strana energia. Ineffabile. Per ogni viaggiatore che arriva l’impatto è diverso. Istanbul è una città che non si può raccontare in una sola giornata, in un solo romanzo, non si chiude in un solo sogno, ma la si trova in tanti racconti diversi che portano la firma di ognuno di noi. Questo libro ne è la prova, tante foto, tante narrazioni, storie personali, perché è così che Istanbul si svela ad ognuno. Ecco allora che gli scatti raccolti e spiegati in successione, dall’arrivo con il saluto dei gabbiani, all’arrivederci mentre sempre questi marini uccelli accompagnano il rientro, sono un’alternanza di vissuti assolutamente personali, alternanza di sentimenti che ancor prima che inquadrati con l’obiettivo sono stati composti nella mente. Istantanee diverse, così come diversi sono i fotografi, i soggetti, gli attimi raccolti. Immagini forti e nette si alternano ad altre che sembrano quasi  pitture. La sensualità delle fotografie a colori rincorre la purezza di espressione del bianco e nero. Solo così è stato possibile raccontare in modo autentico azioni, sensazioni, impressioni di questa città che esplode in pura energia creativa, dove le immagini hanno la forza di ispirare la fantasia dell’osservatore tanto da indurlo ad immergersi nella vita cittadina ed entrarvi e fare parte per un momento di questa dinamica popolazione. Questi giovani fotografi sono riusciti a catturare  l’essenza di Istanbul, non solo fulgido esempio del tanto ricercato incontro di civiltà, così sconsolatamente assente nel mondo moderno, ma anche del suo quotidiano sempre appeso a un passato che ostenta in spettacolari testimonianze. Architetture immortali come Hagia Sophia, simbolo della sua  storia millenaria, la Moschea Blu e quella di Solimano, la Cisterna, immenso serbatoio d’acqua sotterraneo sorretto da colonne importate da tutta l’Europa, appaiono accanto a scatti che riprendono attimi nel Gran Bazar, sul Corno d’Oro, nel Sultanahmet, il quartiere più antico della città che a dispetto di ciò che si racconta sulla rigidità del carattere della sua gente, permette ad un greco di lavorare insieme ad un artigiano armeno, o ad un uomo d’affari turco di stringere alleanze con un ebreo. Foto che hanno la capacità di raccontare che è proprio la cultura e la fusione tra varie identità che hanno donato all’antica Bisanzio uno spirito fuori dal tempo. “Elisabetta Ziliotto”


Fotografi
Andrea Caravello, Andrea Marani, Antonio Fenio, Carlo Varotto, Davide De Pieri, Liana Bortolozzo, Michele Salmaso, Nicola Compagno, Rita Rossi, Roberto Mazzetto

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